La mostra ripercorre le fasi della vita di San Benedetto descrivendo la situazione civile ed ecclesiale del suo tempo. E' un campo segnato dalla confusione dovuta alla fine di una civiltà, con il crollo dell'Impero Romano di occidente ed il fenomeno delle invasioni barbariche. Tutti sentono tragicamente la fine di una civiltà senza vedere alcuna prospettiva per il futuro. Con Costantino il cristianesimo è la religione ufficiale dell'impero, si è diffusa nelle città ma l'evangelizzazione risulta spesso superficiale. Lo spopolamento dei centri abitati, dovuto alle incursioni barbariche, è avvertito come un pericolo per la religione che è anche minacciata dall'eresia ariana. La chiesa gerarchica assume sempre più funzioni politiche nel tentativo di tamponare il disordine, trascurando la cura pastorale, l'evangelizzazione e la missionarietà. Solo l'ascetismo eremitico e cenobitico è vissuto come possibilità di conservare la fede nella sua radicalità originaria, sostituendo il martirio della chiesa nascente con la fuga dal mondo come condizione del mantenimento della sua vivacità esperienziale. L'esperienza di Benedetto è molto semplice, tesa a vivere come miracolo la sua vita quotidiana, fatta di piccoli incidenti e di incontri ordinari.
La regola Benedettina cerca di sviluppare le intuizioni del monachesimo esistente, rendendolo un metodo cristiano basato sulla sequela di Cristo nella figura dell'Abate e come memoria del Signore attraverso la preghiera scandita nella giornata. Questa memoria viene mantenuta nel lavoro, durante i pasti, nel riposo e nell'ospitalità. Dalla regola deriva la costruzione del monastero come luogo dell'ordine, del silenzio, della salmodia cantata, dell'ascolto, del lavoro e dove il tempo scorre utilmente nel servizio del prossimo e nella costruzione di una vita sociale tesa a darle gloria a Cristo.